mercoledì 30 luglio 2014

On Recycle_naviglio Martesana

Matteo Corbellini
Alessandra Pelizzari



La città diffusa dell'est Milano fra la natura artificiale del sistema dei navigli e i nuovi “paesaggi naturali” all’interno di spazi dismessi. Muoversi verso o fuori dalla metropoli: varie forme di mobilità che si fa dolce.
Cosa significava vivere e lavorare alle porte di una grande città, cosa significa oggi abitare questi spazi?
Piccole industrie a conduzione familiare dove abitare e lavorare coesistevano nello stesso spazio, dove privato e pubblico potrebbero tornare a dialogare all’interno della logica di un progetto territoriale che guarda a Milano e alla sua provincia come esempio di un unico sistema urbano policentrico, dove molteplici e multiformi momenti di “rovina recente” possano dialogare a sistema, riallacciando e avvicinando puntuali e già caratteristiche identità territoriali. Un percorso lineare dall'Adda al cuore di Milano, attraverso un paesaggio che scorrendo si mostra urbano, suburbano, agricolo, turistico, industriale.
Può il precario, l’inutile, il vuoto, il brutto forse, il curioso certo, può l’inattuale diventare contemporaneo?
Quali saranno gli strumenti per l’individuazione e l’uso materico del “già costruito”?
Può un progetto territoriale far dialogare spazi dimenticati con luoghi noti, senza imporsi con violenza eliminando quell’anonimità quieta propria del tempo che gli spazi hanno vissuto, e che li ha contaminati soffusamente di storie, eventi, persone?
Riesce il segno dell’architetto a raccogliere la voglia già presente delle persone di vivere, cambiare, mantenere, costruire, avere il proprio territorio?
Può cioè l’architettura attingere agli spazi vuoti per creare possibilità di incontri? E per farlo può utilizzare una risorsa già esistente di individui e di collettività interessate?
Potrebbe l’architettura anche attingere alla matericità di questi spazi vuoti come per la pietra si attinge dalla montagna?